Abitazioni Tipiche e Fortificazioni Belliche

I dammusi

L’ isola di Lampedusa, la cui superficie si estende all’incirca per 10 km di lunghezza e 3 di larghezza, presenta una moltitudine di costruzioni in pietra locale a secco, i “Dammusi”, sparsi per tutto il territorio.

L’etimologia del nome dammuso si fa risalire al latino ”domus” e al corrispondente arabo ”dammus” o al termine ”mdamnes” che significa costruire a volta. Le origini di questo particolare tipo di costruzione sono incerte, ma la tesi prevalente è che il dammuso derivi dai modelli architettonici delle coste berbere e, che si sia affermato per le sue specifiche modalità di costruzione che lo rendono adatto alle condizioni ambientali e geo-climatiche del bacino meridionale del Mediterraneo. Il Dammuso Lampedusano si diffuse come manufatto al servizio delle attività agricole nella seconda metà del XIX secolo dopo la colonizzazione dell’isola da parte di Ferdinando II di Borbone.

Questi piccoli fabbricati, estremamente essenziali nella loro configurazione planimetrica, sono generalmente costituiti da un unico vano di forma parallelepipeda, o più raramente da due o tre unità adiacenti. La presenza di muri perimetrali di spessore talvolta superiore al metro, realizzati con pietra locale posata a secco o usando come legante un impasto di terra ed acqua, insieme alle dimensioni molto ridotte delle bucature, favoriva l’isolamento termico dei dammusi, facendo sì che risultassero freschi d’estate e caldi d’inverno.

Casa Teresa

Il Dammuso di Casa Teresa, situato in contrada Ponente, è la costruzione a volta più antica e caratteristica di Lampedusa, nonché la più grande e meglio conservata. Costruito intorno al 1870 è realizzato con pietra a secco e tetti a cupola per meglio isolare gli spazi interni dal difficile clima isolano e meglio raccogliere l’acqua piovana. Si articola in una serie di ambienti (kammara, makasenu, pagghiarola, cucina e furnu) tra di loro non collegati internamente e disimpegnati all’esterno dal “passiaturi” coperto dalla tradizionale “pinnata”, a cui si aggiungono gli altri spazi produttivi (stadda, jardinu, parmentu, aria e mannara). Servito per decenni agli agricoltori sia come abitazione che come magazzino è stato acquisito nel 1994 dalla Regione Siciliana ed è stato oggetto di restauro ed allestimento museale da parte della Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Agrigento, affermandosi come Spazio della Storia e della Cultura di Lampedusa.

I Fortini

Lungo le coste dell’isola, soprattutto nella zona di Cavallo Bianco, in prossimità dell’imboccatura del porto vecchio, è possibile individuare quel che resta di strutture fortificate risalenti al periodo della seconda guerra mondiale. Nel periodo bellico, infatti, per la sua posizione strategica sulla rotta fra Sicilia, Malta, Libia e Tunisia, Lampedusa subì una forte militarizzazione, ed ancora oggi si possono notare le tracce di fortini, camminamenti e casermette.